Booming 2022

Francesco Ciavaglioli, Naomi Gilon, Bogdan Koshevoy, Marco Mastropieri

12/05/2022 – 15/05/2022

Spazio DumBo, Bologna

Testo di Deborah Maggiolo

Derivato da una radice indogermanica (Gart o Hart) con il significato di “cingere”, “circondare”, il termine giardino indica, etimologicamente, una porzione di spazio delimitata.
Il giardino potrebbe però meglio definirsi come la dimensione ancestrale d’incontro tra l’essere umano e quella che, in Occidente, è detta convenzionalmente “natura”; un ambiente primigenio di scoperta del sé e del mondo. Il giardino è uno spazio per la contemplazione e il godimento, spesso caratterizzato da un equilibrio che sembra emanare da un principio di assoluta armonia, bellezza e grazia. Ancora, è un luogo di desiderio e tentazione, Eden che intima a riconoscere il bene dal male. Insieme kósmos e Cháos, ordine e abisso, il giardino è, innanzitutto, l’orizzonte immaginifico di una progettualità antropica che si fa atto creativo.
Qui, la vegetazione appare trasfigurata: il giardino tende infatti a trasporre in forma artistica la “natura” – a sua volta costrutto artificioso. In quanto artefatto culturale, il giardino incarna i valori e lo spirito di un’epoca, manifestando un rapporto sempre storicamente determinato tra essere umano e mondo. E’ un’immagine archetipica, il cui significato e i cui elementi sono declinati di volta in volta secondo sensibilità differenti.
Attraverso i medium della pittura e dell’installazione, gli artisti presentati in fiera esprimono la propria visione del giardino, riattualizzando un topos della storia dell’arte secondo sviluppi imprevisti e a tratti perturbanti. Se nelle tele di Ciavaglioli la geometria vegetale, divenendo pattern ricorsivo, porta alle estreme conseguenze le necessità di controllo e rigore umane e divenendo un meccanismo autonomo di (ri)produzione, nelle opere di Koshevoy e di Gilon il giardino si fa luogo di liberazione delle passioni più intime e indisciplinate, di un inconscio a tratti bestiale, di allucinazioni enigmatiche. Al crocevia di queste poetiche sembra procedere Mastropieri, che, partendo da uno studio analitico dell’elemento botanico, dà vita a universi fantastici in cui la vegetazione è protagonista indiscussa di scenari caratterizzati da un’atmosfera a tratti cupa e densa di attesa. Dall’antitesi tra stasi e vitalità, ragione e istinto che caratterizza il microcosmo del giardino, scaturisce una riflessione sull’esistenza umana.
Delineando una metafisica del reale, le opere dei quattro artisti indagano questo simbolismo antinomico aprendo a nuovi orizzonti di senso e interpretazione.
Deborah Maggiolo